News

In Siria 3 milioni di bambini nati e cresciuti in guerra In evidenza

A sei anni dall’inizio del conflitto in Siria, Save the children fa il punto sulla situazione dei bambini nel Paese: 5,8 milioni, denunciano, i piccoli che «vivono ancora sotto i bombardamenti e hanno bisogno di aiuti»; 1 su 4 «rischia conseguenze devastanti sulla salute mentale». Ancora, «sono almeno 3 milioni i bambini che hanno oggi 6 anni e non hanno mai conosciuto altro che la guerra». Questa la fotografia del Paese nelle pagine di “Ferite invisibili”, il nuovo rapporto dell’associazione presentato oggi, 7 marzo, che per la prima volta indaga, attraverso interviste e testimonianze raccolte tra adulti e minori all’interno del Paese, l’impatto psicologico sui bambini coinvolti nel conflitto siriano.

Stando ai dati riportati da Save the children, si stima che siano oltre 470mila le vittime della guerra in Siria ma a vivere in condizioni di povertà è «l’85% della popolazione siriana» mentre 4,6 milioni di persone vivono in aree «assediate o difficilmente raggiungibili». A questo va aggiunto che «sono 6,3 milioni gli sfollati in Siria e 4,9 milioni – tra cui 2,3 milioni di bambini – sono rifugiati e hanno dovuto lasciare il Paese». Ancora, «due bambini su tre dicono di aver perso qualcuno che amavano, la loro casa è stata bombardata o sono rimasti feriti a causa del conflitto».

Leggi tutto...

Carnevale al Sacro Cuore In evidenza

28 febbraio 2017 - ore 16:30

 

I bambini da 0 a 6 anni entrano con un solo accompagnatore

I bambini da 6 a 12 anni entrano da soli

 

Se vuoi puoi portare un dolce da condividere con gli altri bambini per la merenda

Leggi tutto...

La preghiera dei giovani per il Sinodo In evidenza

Una catena ininterrotta di preghiera che leghi tra loro i giovani di tutto il mondo, sorreffendo e accompagnando, come in una cordata, il lavoro del prossimo Sinodo dei vescovi dedicato ai giovani, nel 2018. La proposta arriva dai padri Scolopi, che celebrano quest’anno i 400 anni dell’ordine fondato da san Giuseppe Calasanzio. L’obiettivo, spiegano, è ricordare giorno dopo giorno l’evento del Sinodo, che avrà per tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, «intercedendo per esso, in modo semplice, attraverso la preghiera e insieme a tutta la Chiesa».

L’iniziativa – «appoggiata», fanno sapere i religiosi, dalla Santa Sede e dalla segreteria del Sinodo – si basa su alcune regole: decidere i giorni o i momenti da dedicare alla preghiera, magari all’inizio o alla fine di una riunione, o in uno spazio dedicato in maniera esclusiva; entrare nel sito www.prayforsynod.org e fissare nel calendario il giorno (se possibile anche l’ora) in cui si terrà la preghiera e alcuni dati per identificare il gruppo (istituzione, luogo); mandare a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. qualche foto del gruppo mentre prega per farlo conoscere alle reti sociali.

Ogni giorno, aggiungono i promotori dell’iniziativa, sui social dedicati a @prayforsynod appariranno foto o notizie sulla preghiera per il Sinodo nel mondo. La data di partenza è fissata al 6 marzo del 2017; la preghiera poi andrà avanti fino alla conclusione del Sinodo, ad ottobre 2018.

Per informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Da Romasette.it

Leggi tutto...

Un grande uomo In evidenza

Nell’epoca in cui la figura del padre sbiadisce, dopo essere stata attaccata, bruciata sulle barricate e poi lasciata un po’ in disparte, ci sono uomini che ci piace chiamare, con gratitudine, padri. Un padre non è chi ha tutte le risposte, ma chi non smette di farsi domande. Un padre sa ammettere, anche davanti ai propri figli, di aver sbagliato, quando succede; e questo non gli toglie dignità e autorevolezza, anzi. Un padre tiene al bene dei propri figli più che al proprio. Si lascia interrogare, non fa preferenze. Soprattutto, un padre desidera che i figli siano in armonia tra loro, e siano liberi. Nella società senza padri, Zygmunt Bauman è stato un padre.

La sua sociologia è stata potente perché è sempre partita dall’uomo concreto, dalla sua esperienza di vita; per poi tornare, attraverso l’analisi delle condizioni di contesto, alla gente comune, a cui si è sempre sforzato di parlare. Non per ottenere un effimero successo, ma per il profondo senso di responsabilità che lo ha sempre guidato nel suo lavoro intellettuale: proprio questa capacità di stare il rapporto all’esperienza umana è, secondo lui, ciò che più caratterizza la sociologia, che altro non è che una riflessione qualificata sulla nostra comune condizione. Così, è stato quest’uomo ironico e sempre più sottile, che si portava addosso tutto il Novecento – la questione ebraica sorta con il nazismo e vissuta dalla amatissima moglie Janina nel ghetto di Varsavia; la Seconda guerra mondiale e la speranza accesa dal comunismo; la successiva critica alle contraddizioni insanabili di quel sistema, che si è rovesciato nel suo contrario, fino ad accettare, nei primi anni 60, l’esilio inglese; l’esplosione della protesta giovanile e operaia alla fine degli anni 60 – a sapere leggere meglio di chiunque altro il cambiamento di fine secolo, con cui ancora oggi ci troviamo a fare i conti.

Da Avvenire.it

Leggi tutto...

Log in