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Neet, un giovane su cinque non studia né cerca lavoro In evidenza

Giovani che non studiano né stanno cercando un lavoro. Sono il 14,5% tra i maschi e il 23,3% tra le femmine, tra i 18 e 34 anni. Rappresentano lo zoccolo duro del vasto esercito dei Neet (Not in Education, Employment or Training), acronimo con cui vengono indicati i giovani che non partecipano a percorsi di istruzione o formazione e non hanno un lavoro: secondo le stime di Eurofound in Italia sono 2,2 milioni.

L’Università Cattolica ha cercato di capire chi sono, con l’Indagine Rapporto Giovani svolta in ottobre su un campione di 5.200 giovani. Dai primi dati provvisori, emerge che la maggior parte (80%) un lavoro lo sta cercando, ma poi c’è una fascia (intorno al 20%, più numerosa appunto tra le donne) che rischia di perdersi, ormai tanto sfiduciata da non far nulla. Per tutti i Neet l’Unione Europea ha lanciato un progetto, Garanzia Giovani, per offrire percorsi di orientamento, istruzione e formazione e inserimento al lavoro. In Italia non ha finora ottenuto risultati soddisfacenti.

Secondo il Ministero del Lavoro, poco più di un milione di giovani si è iscritto al programma: di questi, 790.919 sono stati presi in carico da parte dei Servizi per l’Impiego e a 409.831 è stata proposta almeno una misura (corso di formazione, tirocinio o stage). «La maggior parte dei Neet quindi non è stata finora intercettata, soprattutto quelli che un lavoro non lo stanno cercando e sono sfiduciati -sottolinea Alessandro Rosina, demografo dell’Università Cattolica e coordinatore dell’Indagine Rapporto giovani-. Si è riusciti invece a coinvolgere solo i giovani più dinamici, con livelli di istruzione più alti e alla ricerca di un impiego adeguato alla loro preparazione. Con una paradosso, però: per loro è stato deludente, in quanto le proposte erano poco qualificate».

Dei Neet e del programma Garanzia Giovani si parla oggi e domani al convegno “Neeting” in programma a Milano, organizzato dall’Istituto Toniolo, dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e da Fondazione Cariplo. Alla due giorni  – che si tiene il 3 novembre all’Università Cattolica del Sacro Cuore, Aula Pio XI e il 4 novembre presso BASE Milano in Borgognone, 34 – interverranno il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, esponenti del mondo accademico e di quello imprenditoriale.

I Neet in Italia sono più numerosi che negli altri Paesi dell’Unione europea. Prima della crisi, erano il 19% nel Belpaese e la media in Europa era del 13%. Nel 2014 in Italia si è arrivati al 26,2% mentre la media europea è salita al 15,4%. Ora che la fase più acuta della crisi economica è passata, c’è stato un calo dei Neet, ma mentre in Europa sono ora il 14,8%, nel nostro Paese si è scesi al 25,7%.

«Per ridurre il numero di Neet bisogna agire sia sullo stock, ovvero su chi si trova già da tempo in tale condizione e fatica ad uscirne, sia sul flusso, ovvero su chi sta finendo gli studi e si appresta ad entrare nel mercato del lavoro – aggiunge Alessandro Rosina-. Va inoltre stimolata e rafforzata la capacità di intraprendenza e di imprenditorialità dei giovani. Ma dobbiamo soprattutto decidere se in Italia le nuove generazioni sono le principale vittime di un paese rassegnato al declino o se, invece, vogliamo che siano le risorse principale di un paese che vuole tornare a crescere e ad essere competitivo. In questo secondo caso dobbiamo, coerentemente, destinare ai giovani le maggiori risorse e le migliori politiche per metterli nelle condizioni di dare il meglio di sé in un paese che dimostra con i fatti di credere in loro e nelle loro potenzialità».

Da Romasette.it

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