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Gigi Proietti antidivo raffinato In evidenza

Gigi Proietti antidivo colto e raffinato

Gigi Proietti è stato un «uomo mite, paziente, per nulla litigioso e polemico. Un antidivo colto e raffinato con una bella intelligenza che ha messo a servizio dei suoi allievi» anche negli ultimi 17 anni al Silvano Toti Globe Theatre dove ha esercitato «la paternità artistica per decine di attori» riuscendo a creare «un rapporto autentico con tutti». Nel ricordo di don Walter Insero, rettore della Chiesa degli Artisti, a piazza del Popolo, c’è il ritratto del mattatore «devoto di Padre Pio», che nutriva «affetto e stima infinita per Papa Francesco». Un uomo con un passato da chierichetto che era rimasto «affascinato» da Dio, tanto da affermare che «gli attori sul palco riportano la profondità della liturgia». Nella chiesa di piazza del Popolo, dove erano ammesse solo sessanta persone per rispettare le norme anti Covid-19, si sono celebrati i funerali dell’attore romano scomparso il 2 novembre scorso. Accanto alla compagna di una vita Sagitta Alter e alle figlie Carlotta e Susanna, c’era Anna, la sorella di Proietti. Tra i banchi anche il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, Paolo Bonolis, Fiorello, Rodolfo Laganà, cresciuto alla scuola di Proietti, Maurizio Mattioli, Fabrizio Salini amministratore delegato della Rai, Enrico Vanzina, Corrado Guzzanti, Marco Travaglio e l’ex calciatore della Roma Bruno Conti.

Don Walter ha ricordato una delle chiacchierate avute con l’attore romano proprio nella Chiesa degli artisti e Proietti, osservando che «la Chiesa nella storia aveva fatto tante committenze», rimarcava che «doveva proseguire a fare arte, un’arte popolare, un’arte di grande livello per tutti, non solo per le élite». Negi ultimi mesi soffriva per la chiusura dei teatri e voleva promuovere delle iniziative per sostenere le maestranze che non stavano lavorando anche «se doveva rimetterci di tasca propria».

All’esterno della chiesa tante persone si sono radunate per far sentire la vicinanza alla famiglia, in questi giorni «travolta da un’onda d’amore», ha aggiunto don Insero, secondo il quale «la vocazione profonda» dell’eterno Mandrake è stata quella di «trasmettere l’arte della recitazione» e saper dare pregio «all’artista popolare». Nel suo percorso è stato «sostenuto dalla famiglia», la quale ha anche aiutato Proietti «a essere artista con i piedi per terra». Cresciuto prima del Concilio Vaticano, II recitava la Messa in latino e «parlava spesso di fede e religiosità mostrando il rispetto per il sacro». Don Walter ha messo in risalto anche l’attenzione verso gli ultimi che portavano Proietti a festeggiare alcune feste di Natale tra i reclusi di Regina Coeli. Gigi Proietti «era una persona per bene – ha concluso il sacerdote – dolce, non invadente, con grande senso del pudore». A un commosso Ugo Pagliai il compito di leggere infine la preghiera degli artisti.

Da Romasette.it

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